La disciplina delle infiorescenze di canapa contenenti CBD in Italia è oggi uno dei temi più controversi dell’intersezione tra diritto penale, diritto amministrativo, agricoltura e mercato interno europeo.
Dopo anni di mercato legale della cosiddetta “cannabis light” (infiorescenze con basso contenuto di THC), nel 2025 il legislatore italiano ha adottato misure che hanno radicalmente modificato lo stato giuridico di questi prodotti. Tuttavia, una serie di pronunce giudiziarie e rinvii alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) ha riaperto il dibattito, lasciando il quadro ancora incerto ma in forte evoluzione.
Il “Decreto Sicurezza 2025” e il divieto nazionale
Nel aprile 2025, con l’adozione del Decreto-Legge n. 48/2025 (poi convertito in legge), il governo italiano ha introdotto una stretta severa su CBD e infiorescenze di canapa. In base a questo provvedimento:
- La produzione, la vendita, la distribuzione e il commercio di infiorescenze di canapa e dei derivati (oli, estratti, resine) sono state classificate equiparandole alle sostanze stupefacenti indipendentemente dal contenuto di THC, anche se conforme ai limiti europei. Il legislatore ha adottato questa misura con obiettivi dichiarati di tutela dell’ordine pubblico e della sicurezza. Wikipedia
- Il divieto sorprendeva un mercato che fino a pochi mesi prima aveva operato legittimamente secondo la Legge 242/2016, che consentiva la coltivazione e la vendita di canapa industriale con THC entro limiti legali.
Il risultato è stato il blocco del commercio legale delle infiorescenze e dei prodotti CBD ottenuti da queste, con conseguente impatto economico su migliaia di imprese e operators nel settore. cannabisregulations.ai
La giurisprudenza italiana: sentenze contrastanti
A fronte dell’intervento normativo, la giurisprudenza di merito ha iniziato a emettere pronunce che in più casi mettono in discussione l’impianto repressivo:
Tribunali ordinari contro la stretta
Diversi tribunali italiani (tra cui Palermo, Belluno e Torino) hanno pronunciato decisioni favorevoli agli operatori del settore, affermando che:
- In assenza di prove scientifiche che un prodotto abbia un effetto drogante concreto, non può configurarsi un reato penalmente rilevante.
- La canapa a basso contenuto di THC deve essere considerata legittima se non altera lo stato psicofisico del consumatore. Domani
Queste pronunce giudiziarie, emesse tra ottobre e novembre 2025, sono state interpretate da osservatori del settore come un forte contrasto rispetto alla linea adottata dal governo italiano.
Consiglio di Stato e sospensione di provvedimenti
In un’altra importante evoluzione, il Consiglio di Stato italiano ha accolto ricorsi di imprese della filiera canapicola e ha sospeso l’esecutività di alcune decisioni amministrative che avrebbero inserito il CBD nella tabella delle sostanze stupefacenti, riconoscendo il grave pregiudizio economico e occupazionale derivante dall’applicazione immediata del divieto. Adnkronos
Verso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea
Il profilo di maggiore novità normativa riguarda il rinvio pregiudiziale del Consiglio di Stato alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE). Questo atto è stato compiuto nel novembre 2025 e rappresenta un passaggio chiave dell’intera vicenda:
- Il Consiglio di Stato ha deciso di sospendere il giudizio nazionale e rivolgersi ai giudici di Lussemburgo per chiedere se la normativa italiana che vieta le infiorescenze di canapa e i derivati sia compatibile con il diritto dell’Unione, in particolare con i principi di libera circolazione delle merci e con la normativa agricola europea. Canapa Sativa Italia
- Nel dettaglio, il Consiglio di Stato ha chiesto alla Corte UE di valutare se uno Stato membro possa vietare la produzione e la vendita di infiorescenze di canapa (anche con THC molto basso) e dei loro derivati, quando tali prodotti derivano da varietà certificate inserite nel catalogo UE e non presentano caratteristiche di stupefacente. Canapa Sativa Italia
Questa decisione è stata riportata anche da altri media europei specializzati, che evidenziano come la questione sia ora nelle mani dei giudici europei e potrebbe porre fine a mesi di incertezza normativa. Eunews
Lo scontro con il diritto europeo
Le controversie italiane sono parte di un conflitto più ampio tra la normativa nazionale e la disciplina dell’Unione Europea:
- Gli Stati membri dell’UE, compresa l’Italia prima del 2025, basano la produzione e la commercializzazione della canapa su regole comunitarie che consentono alle varietà iscritte nel catalogo comune di circolare liberamente se rispettano i limiti di THC.
- Una pronuncia della Corte di Giustizia UE del 2020 ha già affermato che il CBD non deve essere considerato narcotico se privo di effetti psicotropi e non può essere vietato senza prove di rischio sanitario concreto. cannareporter.eu
Il rinvio del Consiglio di Stato alla CGUE riguarda esattamente questo nodo: se la normativa nazionale che tratta infiorescenze e derivati di canapa come stupefacenti sia compatibile con il mercato unico e i princìpi di proporzionalità e non discriminazione del diritto europeo. Canapa Sativa Italia
Implicazioni pratiche per consumatori e appassionati
Possesso e consumo
Attualmente, a livello nazionale, il possesso e la vendita di infiorescenze di canapa CBD sono soggetti alle restrizioni introdotte dal Decreto Sicurezza 2025. Questo regime normativo resta valido fino a quando non verrà eventualmente disapplicato dalla giurisprudenza nazionale o modificato in base all’interpretazione della CGUE.
Prodotti derivati non basati su infiorescenze
In certi casi, prodotti a base di CBD non derivati dalle infiorescenze (es. estratti da fibre o parti “non-flower”) possono ancora essere commercializzati sotto specifiche condizioni normative, benché la disciplina italiana sia molto restrittiva. clinn.it
Uso medico
La normativa italiana mantiene il diritto all’uso terapeutico della cannabis e dei suoi derivati prescritti da un medico; questo settore non è direttamente colpito dalle limitazioni generali sulle infiorescenze nel mercato legale.
Un settore in bilico
La disciplina italiana delle infiorescenze di CBD e cannabis light è oggi caratterizzata da un conflitto tra normativa nazionale e diritto europeo, e da un dibattito giurisprudenziale acceso che coinvolge tribunali ordinari, il Consiglio di Stato e la Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
- Il divieto nazionale imposto nel 2025 ha colpito duramente settore, mercato e imprese.
- Sentenze favorevoli degli organi giudiziari di merito hanno messo in discussione la rigidità delle norme italiane.
- La decisione del Consiglio di Stato di rinviare la questione alla CGUE costituisce il possibile spartiacque che potrebbe portare a un riequilibrio in favore della legalità europea delle infiorescenze e dei derivati non psicotropi.
Il settore, i consumatori e gli appassionati dovranno seguire con attenzione gli sviluppi della pronuncia europea, che potrebbe definire definitivamente il futuro della canapa light e del CBD in Italia.

